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Fabbisogno di grassi nella prima infanzia

2020-10-10 14:40

Jacopo Evangelisti

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Fabbisogno di grassi nella prima infanzia

Il fabbisogno lipidico nel primo anno di vita viene calcolato tenendo conto del contenuto di grassi del latte materno, che costituisce l’alimentazione esclusiva

Fabbisogno di grassi

nella prima infanzia

Il fabbisogno lipidico nel primo anno di vita viene calcolato tenendo conto del contenuto di grassi del latte materno, che costituisce l’alimentazione esclusiva fino ai 6 mesi, ma rimane presente almeno fino ai 12 mesi.

 

Il latte materno contiene circa il 50% di grassi (3,9 g/100 ml per un contenuto calorico di 67 kcal/100 ml) e grazie a questo contenuto garantisce al neonato l’adeguato apporto di energie indispensabili per la rapida crescita dei primi mesi, acidi grassi essenziali, colesterolo e vitamine liposolubili.

 

Riguardo il fabbisogno dopo i 6 mesi le autorità internazionali per la nutrizione forniscono varie indicazioni, dalle quali possiamo trarre delle conclusioni per adeguare al meglio la dieta dei piccoli di casa.

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    Secondo l’ESPGHAN il contenuto di grassi della dieta del bambino durante l’alimentazione complementare (6-12 mesi), quindi fornito dal latte materno o in formula e dal graduale inserimento delle varie pappe durante la giornata, dovrebbe aggirarsi intorno al 40% per soddisfare le richieste energetiche della crescita di questo periodo.

    Un’alimentazione complementare povera di grassi è associata ad una bassa densità calorica, traducendosi in una quantità eccessiva di cibo, necessaria per soddisfare il fabbisogno energetico, che il bambino non sarebbe in grado di mangiare, tenendo conto delle limitazioni fisiche e che ha introdotto nuovi alimenti da poco.

     

    Le indicazioni dell’OMS, tengono conto dell’ambiente a cui siamo esposti nella società moderna, che promuove e facilita l’eccesso calorico, aumentando il rischio di obesità e malattie croniche in età successive alla prima infanzia. Suggerisce pertanto un modello di crescita più cauto, riducendo gradualmente il contenuto di grassi della dieta fino al 35% a partire dall’inserimento degli alimenti verso i sei mesi, fino al compimento dei 2 anni.

     

    L’EFSA ha riscontrato che, nonostante le raccomandazioni di mantenere l’apporto tra il 30-40% nel secondo semestre, ci sono prove che un'assunzione di grassi fino al 25% può essere adeguato a una crescita sana, a condizione che l'apporto di energia e di micronutrienti sia appropriato.
    Nel secondo e terzo anno di vita invece, osservando il consumo medio di grassi nei bambini europei, ha concluso che un apporto tra il 35-40% è appropriato, tenendo conto degli apporti attuali della popolazione e che la dieta per il bambino sia anche attuabile in pratica.

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    Possiamo trarre le seguenti conclusioni per garantire un apporto di grassi adeguato e sicuro nella dieta dei piccoli dai 6 mesi ai 3 anni di vita:

     

    • I grassi sono la principale fonte di energia per i neonati e bambini piccoli, forniscono omega 6 e 3 ssenziali per una crescita e uno sviluppo normali. Le vitamine liposolubili (A, D, E e K) hanno bisogno di lipidi per l'assorbimento.
       
    • Forniscono sapore e struttura agli alimenti, e quindi influenzano il gusto e l'accettabilità della dieta, oltre ad avere un ruolo fondamentale nello svuotamento gastrico (rallentandolo) inducendo quindi maggiore sazietà.
       
    • Tra i 2-3 anni, come per gli adulti il contenuto di grassi della dieta dovrebbe tenere conto dell’attività fisica quotidiana. Bambini sedentari avranno bisogno di minori quantità (circa 30%), mentre bambini attivi potrebbero beneficiare di una maggiore energia fornita dai grassi.
       
    • Tra 6 e 12 mesi uno scarso apporto di grassi è associato ad una bassa densità energetica della dieta che potrebbe comportare una crescita non adeguata, in quanto le quantità di alimenti per raggiungere il fabbisogno energetico potrebbero essere eccessive ed il bambino non sarebbe in grado di consumarle.
       
    • Al contrario una dieta con un apporto eccessivo di grassi comporta eccesso calorico, con aumentato rischio di sviluppare obesità, ed una minore varietà della dieta, incidendo molto anche sulla sazietà del bambino.
       
    • Si è visto che con l’introduzione di alimenti complementari al latte materno il contenuto di grassi nella dieta varia nella popolazione dal 26 al 46% (EFSA), ed un apporto all’interno di questo range è considerato sicuro per la crescita. Questa flessibilità è necessaria affinché la dieta sia attuabile in pratica dalle famiglie e possa essere adattata alle necessità del bambino.

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